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Pedalando verso Sud: Alessandro Brönnimann oltrepassa il Sahara

Nelle ultime due edizioni della nostra rivista, vi abbiamo raccontato i primi passi di Alessandro Brönnimann nella sua incredibile traversata dell’Africa in bicicletta, dal Marocco al Sudafrica. Dopo 5000 km percorsi, Alessandro ci riporta al cuore della sua avventura, tra deserti sconfinati, incontri memorabili e le sfide mentali che solo un’impresa di questa portata può presentare. Il suo diario di bordo è un viaggio ricco di riflessioni, scoperte e adattamenti quotidiani che ci ricordano come ogni pedalata sia una lezione di vita.

27 febbraio 2025
Alessandro Broennimann

A cura di Alessandro Brönnimann

Sono passati altri 4000 km da quando mi avete letto l’ultima volta. 4000km attraverso 7 paesi differenti che mi hanno portato ad attraversare il Sahara, il più grande deserto caldo del pianeta, l’arida striscia di savana del Sahel fino ad arrivare alle lussureggianti foreste della Guinea.
In questo periodo mi sono trovato a visitare capitali da milioni di abitanti, così come piccoli villaggi da 30 persone, cittadine coloniali, arcipelaghi e fiumi. Ho pedalato in compagnia per tutto il deserto, stringendo dei legami fortissimi con i miei compagni di viaggio, dormendo in stazioni di servizio o sotto il cielo stellato circondato da dune di sabbia. Ho poi ripreso il mio viaggio in solitaria una volta arrivato in Senegal tornando ad avere un contatto molto più frequente con le popolazioni locali che spessissimo mi ospitano la notte. Sarebbe quindi estremamente difficile riassumere tutto il ventaglio di esperienze vissute in questi due mesi, quindi proverò a parlare delle costanti che hanno caratterizzato questa fase di viaggio.
Non potrei che cominciare dal fatto che, più di ogni altro viaggio che ho intrapreso, questo è quello che più mi mette alla prova mostrandomi come ogni giorno c’è qualcosa da imparare.
Il deserto mi ha stimolato moltissimo a livello personale, le lunghe distanze in mezzo ai paesaggi desertici mi hanno davvero permesso di staccare da tutto e, a ritmo di pedalate, effettuare un viaggio introspettivo estremamente gratificante. Allo stesso tempo mi ha fatto capire che la sfida di questo viaggio non è tanto dal punto di vista fisico, in quanto dopo ormai 5000km che mi hanno portato attraverso praticamente tutti i climi e terreni, so che potenzialmente pedalando poco a poco, se si ha tempo e si è in salute, non esiste distanza troppo lunga. La vera sfida è mentale: riuscire ad avere la pazienza e la motivazione per farlo, anche se ogni tanto non si ha troppa voglia, il vento soffia contro e gli stimoli possono sembrare pochi. In un viaggio come questo, e soprattutto in spazi interminabili come quelli del deserto, si fa fatica a vedere il progresso se misurato sulla semplice scala giornaliera, bisogna guardare un po’ più indietro, ai giorni, alle settimane.
Allo stesso modo questa grande avventura, se guardata alla scala giornaliera, potrebbe essere ridotta a del puro e semplice ciclismo, giorno dopo giorno. E in questa semplice giornata di bicicletta però c’è una routine che bisogna imparare e perfezionare continuamente. Pedalare nel deserto è un’esperienza totalmente differente rispetto al pedalare in Senegal, in Gambia o in Guinea. Se la forma di viaggio è la stessa, tutte le circostanze cambiano, e ogni giorno bisogna reimpostare a gestire le proprie forze, le proprie risorse, il percorso e le pause, cercando un equilibrio costantemente.
Nel deserto il viaggio dal punto di vista logistico era molto semplice, essendoci solo una strada percorribile bisognava semplicemente informarsi sulla distanza che c’era tra una cittadina e l’altra e verificare dove fossero le possibilità di fare scorta di acqua o fermarsi per mangiare, ma essendo le possibilità estremamente limitate c’era spesso solo un modo per affrontare la giornata. Ultimamente invece le opzioni sono un pochettino più numerose, ma le informazioni sul percorso più limitate, bisogna quindi decidere se fare una strada che potrebbe forse risultare un po’ troppo trafficata, o un sentiero forse ogni tanto sabbioso. Il viaggio va quindi molto più a istinto e sensazioni: quando si ha fame ci si può fermare o si può continuare qualche km in più ed andare al prossimo villaggio. Bisogna quindi imparare ad ascoltarsi e controllarsi e per una persona come me, che vorrebbe sempre coprire le più lunghe distanze possibili ogni giorno, questo tipo di giornata è paradossalmente più difficile. (E se mi permettete di fare un po’ di autoironia, questo sembra più un messaggio che scrivo a me stesso dal momento che sto scrivendo questo articolo durante un periodo di pausa che ho dovuto forzatamente prendermi dopo aver forzato un po’ troppo negli ultimi giorni).
Insomma, c’è ancora tanto da vivere, vedere, imparare e pedalare. Nel frattempo, per chi volesse seguire da più vicino il viaggio potete trovarmi su Instagram, @sbranzaus, e se volete, potete supportarmi in questa avventura con delle piccole donazioni tramite il mio profilo Ko-fi su https://ko-fi.com/sbranzaus. Alla prossima!

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