In linea di principio, si sceglierà quindi la modalità Hybride che combina i 320 CV del quattro cilindri benzina con gli 87 CV del motore elettrico. Un’evoluzione in tutta dolcezza durante la quale si percepisce appena l’entrata in azione del propulsore termico. Quanto basta per avere consumi ridotti, quantomeno sulle medie distanze. Il discorso cambia radicalmente in modalità Power. I 407 CV esplodono furiosi, malmenando peraltro il treno anteriore di questa pseudo 4×4.
Le accelerazioni si fanno tanto toniche quanto il motore a benzina diventa vorace. Tolto questo lato dinamico, la versione T8 è un’auto avara di sensazioni telaistiche. Ciò detto, i 113 kg della batteria alloggiata nel sottofondo le conferiscono una bella stabilità. Una sportività asettica ma non priva d’interesse, tanto più che la XC60, che non conosce rollìo, è piuttosto agile.
La XC60 esibisce più che mai raffinatezza. La plancia di bordo adotta una strumentazione virtuale e uno schermo tattile ispirato ai tablet. Ci troviamo in piena era 2.0, sottolineata da materiali valorizzanti. Parallelamente, i sedili sportivi in cuoio e velluto conciliano tenuta e comfort di prim’ordine. Stesso discorso dietro, dove lo spazio per le gambe e l’altezza del tetto riservano uno spazio generoso. Se si cede alla sospensione pneumatica adattiva sull’interminabile lista degli optional, si aggiunge un ammortizzamento tra i più premurosi. È il momento di inserire la guida semi automatica che funziona fino a 130 km/h. In tema di bagagli bisognerà invece stringersi un po’, visto che il vano ha un volume misurato. La XC60 resta tuttavia un’auto polivalente. Ad immagine della sospensione pneumatica che aumenta l’altezza da terra e permette di affrontare percorsi sconnessi. Astuto.
Testo: Marc-Olivier Herren