Ciò comporta rischi maggiori per gli occupanti che non rispecchiano l’anatomia di questo modello. Fortunatamente, grazie alle iniziative dei costruttori e ricercatori, le cose stanno però iniziando a cambiare.
Sebbene la sicurezza dei veicoli sia notevolmente migliorata negli ultimi anni, non siamo ancora tutti uguali in caso d’incidente stradale. In effetti, uno studio condotto dall’università della Virginia dimostra che le persone di sesso femminile avrebbero il 73% di rischi supplementari d’essere ferite in un incidente stradale rispetto ad un uomo, e il 17% di rischio in più di morire. Queste cifre inquietanti confermano i risultati di altre inchieste realizzate in precedenza sullo stesso tema. Le ragioni sono semplicemente biologiche. Le donne, generalmente più piccole, sono costrette a sedersi più vicine al volante. A causa della loro anatomia, esse sono ad esempio più esposte al rischio del colpo di frusta degli uomini. Inoltre, le donne sono più suscettibili di subire delle ferite al torace poiché il loro scheletro è meno resistente di quello degli uomini. A queste differenze morfologiche s’aggiunge il fatto che la concezione stessa delle vetture, salvo alcune eccezioni, non è stata pensata per le donne. Questi fattori portano ad una constatazione: per sentirsi sicuri dietro un volante, è dunque meglio essere un uomo di taglia media, ossia assomigliare all’Hybrid H3 50%, il manichino attualmente più utilizzato nei crash test. Pesa circa 78 chili ed è alto 1,77 metri.
Astrid Linder è ricercatrice e professoressa alVTI, lo Swedish National Road and Transport Research Institute. Già nel 2018, aveva suonato
il campanello d’allarme su questo problema durante una conferenza Tedx, che aveva destato scalpore. «La popolazione femminile non è rappresentata correttamente nelle valutazioni della sicurezza degli occupanti, sia nei test regolamentari che in quelli destinati ai consumatori», lamenta la ricercatrice svedese.
Per rappresentare un passeggero di piccola taglia viene utilizzato l’Hybrid III 5% (il 5% della popolazione è più piccola, il 95% più grande). Essendo le donne più piccole degli uomini, una donna piccola viene quindi impiegata per rappresentare un occupante di bassa statura. Questo modello misura 1,51 metri e pesa meno di 50 chilogrammi. «Quindi oggi non esistono manichini per i crash test in grandezza naturale che rappresentino la popolazione femminile», riassume Astrid Linder.
Ma le cose evolvono grazie ad alcuni costruttori che operano a favore di una maggior sicurezza per tutte e tutti, a prescindere da sesso e
taglia. È il caso di Volvo Cars, che ha ampliato la famiglia dei manichini da crash test co-sviluppando EvaRID, un manichino virtuale femminile di taglia media destinato a misurare gli impatti posteriori. Questo modello virtuale è stato concepito nell’ambito del progetto Adseat, coordinato da Astrid Linder. La sua taglia e il suo peso (cioè 1,66 metri per 62 chili) sono infatti rappresentativi di una donna media, contrariamente alla sua cugina Hybrid III 5%, che riproduce una piccola occupante nei crash test frontali. Come spiega Lotta Jakobson, esperta di prevenzione degli incidenti presso Volvo Cars, il costruttore svedese vuole considerare le specificità anatomiche femminili nelle sue ricerche in materia di sicurezza: «Gli attuali modelli Volvo integrano numerosi sistemi di sicurezza concepiti ad hoc per proteggere meglio le conducenti, come il sistema di protezione contro il colpo di frusta (WHIPS). Grazie a quest’innovazione, Volvo ha ridotto della metà il rischio di ferite, sostenendo e proteggendo la testa e la nuca».
Per quanto concerne invece Astrid Linder, la ricercatrice ha sviluppato, nell’ambito del progetto Virtual, un manichino in grandezza naturale di una donna di taglia media. Denominato SET 50F (Seat Evaluation Tool), esso permette di comparare il grado di protezione dei conducenti a quello delle conducenti e di valutare le performance dei sedili delle auto in caso di urto posteriore di lieve gravità. Il SET 50F viene utilizzato assieme al suo equivalente maschile messo a punto, il SET 50M. In questo modo sarà possibile per la prima volta confrontare direttamente i risultati di protezione previsti per gli uomini e le donne nei test di collisione.
Testo: Pascale Stehlin
Foto: ldd
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