L’uso delle cinture di sicurezza da parte delle donne incinte continua a rappresentare un argomento di discussione, dal momento che si ritiene, erroneamente, che quelle tradizionali comportino un rischio elevato di lesioni per il feto. Molte donne preferiscono quindi ricorrere ad adattatori per cinture di sicurezza che, presumibilmente, ridurrebbero questo rischio. Il TCS, in collaborazione con l’ADAC, ha testato questi sistemi di ritenuta per donne incinte.
La valutazione dei crash test effettuati con manichini in gravidanza di diverse dimensioni mostra che:
Il TCS consiglia quindi di ricorrere alle normali cinture con tre punti d’ancoraggio, che non esercitano pressioni sull’addome della donna incinta e, in caso di incidente, assicurano una buona protezione sia per la futura mamma che per il feto.
È importante che la cinghia ventrale rimanga sotto l’addome, ben aderente al bacino, e che quella della spalla scorra al centro del torace. In alcune auto è possibile regolare in altezza il punto superiore della cintura per ottimizzarne il percorso sulla spalla e sulla parte superiore del corpo. In caso di collisione, si garantisce così la migliore protezione sia per il feto che per la mamma.
La cintura non deve mai essere posizionata sull’addome, perché potrebbe provocare lesioni gravi al feto in caso di impatto. Inoltre, non si dovrebbe inclinare troppo all’indietro lo schienale.
Alcuni produttori dichiarano nelle relative pubblicità che il proprio adattatore per cinture di sicurezza è stato testato in conformità con il regolamento UNECE n. 16, il quale disciplina l’omologazione di cinture di sicurezza e sistemi di ritenuta (di regola un sistema composto da sedile, cintura e airbag). Poiché gli adattatori non sono né una cintura di sicurezza a sé stante né un sistema di ritenuta completo, questi prodotti non possono essere omologati ai sensi del regolamento UNECE n. 16.