Sia quel che sia, quest’auto derivata dalla Serie 4 non sconvolgerà per nulla la clientela BMW. L’abitacolo assicura con eleganza la transizione tra era digitale e classicità. D’un tratto, lo stilosissimo pannello digitale incurvato affianca l’inamovibile ghiera che comanda lo schermo tattile. L’aiuto dell’head up display molto informativo, sul quale è proiettata, per esempio, la carta del navigatore, non sarà mai di troppo al momento di immergersi nelle infinite applicazioni del sistema multimediale. Detto ciò, le funzioni essenziali si reperiscono con facilità. In più, l’ambiente a bordo è sempre accogliente.
Questa familiare dal pavimento basso è però avara di spazio sui sedili posteriori, dove gli occupanti, dopo aver superato l’accesso striminzito, si vedono offrire uno spazio per le gambe mediocre. Bando alle ciance: questa berlina sportiva propone un comfort eccelso. Tocco stradale vellutato, insonorizzazione eccellente: i chilometri in autostrada scorrono nella massima piacevolezza. E la batteria da 80.7 kWh (netti) garantisce l’apprezzabile autonomia di 390 km.
Conformemente allo statuto di grande ammiraglia del modello. I 544 CV accumulati potrebbero far dubitare di questa affermazione, ma non il peso colossale di 2.4 tonnellate. Infatti, se le accelerazioni di questa prima proposta elettrica del dipartimento M di BMW sono quelle di un jet, il suo peso limita fortemente le sue velleità sportive, anche se il suo baricentro abbassato (–3 cm rispetto a una Serie 3) conferiscono l’eccitante sensazione di essere inchiodati alla strada. Inoltre, appena la modalità Sport Boost libera tutta la coppia di 795 Nm, la M50 offre un indescrivibile concerto di rombi virtuali emessi dall’impianto audio, che accompagna a meraviglia l’innata velocità del bolide. E con ciò BMW fornisce la prova che l’era elettrica non sarà per niente ributtante.
Testo: Marc-Olivier Herren