Bardato di una strumentazione digitale e di uno schermo tattile di dimensioni medie, ma reattivo, l’abitacolo seduce anche per i suoi sedili in similpelle e tessuto di bell’aspetto. Malgrado le dimensioni invariate e l’istallazione del sistema ibrido, il famoso sedile posteriore «magico» ripiegabile in altezza è stato mantenuto. Ancora meglio, lo spazio per le gambe aumentato offre una libertà enorme per i passeggeri dietro. A maggior ragione, mal si capisce perché il posto centrale, stretto e rialzato, sia stato letteralmente sacrificato. Se il volume del bagagliaio paga il costo dell’ibridazione e dell’inclinazione del portellone, il carico di questo vano dall’architettura regolare si rivela tra i più agevoli. Senza dimenticare il fondo perfettamente piatto nella configurazione con sedile ribaltato.
Sul piano tecnico, la HR-V è mossa principalmente dal motore elettrico potenziato a 131 CV. È alimentato da un secondo motore che funge da generatore. Il quale a sua volta è nutrito da un motore a benzina da 1.5 l. Quest’ultimo interviene soltanto raramente direttamente sulla trazione, per esempio in autostrada. Questo sistema, che muta costantemente tra mobilità elettrica e ibrida, contiene i consumi sotto i 6 l/100 km in città. Inoltre offre un buon piacere di marcia fintanto che non serva troppa potenza. Al primo falsopiano, tuttavia, il motore a benzina si mette a vociferare: non ideale accelerando in autostrada oppure su tragitti montagnosi. Molto progressive, le accelerazioni non sono però meno consistenti e la trasmissione a pignone fisso sembra simulare i cambi di marcia in modalità Sport.
Una modalità di marcia che rende meno apparente il décalage tra accelerazioni e sonorità. Un po’ pesante nel treno anteriore, la HR-V è dotata di un ammortizzamento preventivo e dispone di molteplici aiuti alla guida così come di un’ampia dotazione. Ciò che, insieme all’ibridazione, spiega il consistente aumento dei prezzi.
Testo: Marc-Olivier Herren