«Benvenuta nel Grande Nord giurassiano», è con queste parole che vengo accolta da Anouk Duflon a Les Bois, nelle Franches-Montagnes. La donna, di origine vodese, vive nella sua fattoria isolata con uno dei più grandi branchi di husky della Svizzera. Circondata dai suoi 40 cani, e assistita dalla sua compagna di team Sophie, che funge da handler, trasmette la sua passione alle persone interessate. Mi affiancherà per il mio battesimo di mushing. La tanto attesa neve non manca e dopo qualche esercizio iniziale, prepariamo la squadra di cani. La composizione è molto importante e Anouk ha preparato meticolosamente il suo piano come a ogni uscita. Dietro ci saranno Tarzan e Vaillant che, grazie alla loro potenza, avranno il compito di trainarci. Per questo sono posizionati vicini alla slitta, che pesa 20 chili. Poi, la musher mette le imbracature a Sunshine, Sirius, Gipsy e Kosmos. I cani abbaiano e saltano, talmente sono impazienti di correre nella neve. Anouk ha scelto Nevada come cane di testa: «In un certo senso è il volante. È a lei che comunico le direzioni e il ritmo». Accanto a Nevada, Nanak ha il ruolo di acceleratore grazie alla sua esplosività, che scoprirò ben presto.
Per un primo giro di riscaldamento, mi siedo nella slitta e la musher si mette sui pattini, con le mani sul manubrio. Grida un «ah» potente e determinato per dare il via. Gli husky siberiani non si fanno pregare e si lanciano nella neve. Posizionata alla loro altezza, ammiro la loro forza e la fluidità della corsa. La slitta fende l’aria e la neve polverosa sferza i nostri volti. Guardo sfilare le distese innevate, inebriata dalla velocità, con quella sensazione di partire alla conquista di terre inabitate. Anouk mette i piedi sul freno e ferma il branco affinché possa a mia volta prendere il comando. I piedi saldamente piantati sui pattini, mi ritrovo così a quasi 12 metri di distanza dal cane di testa. Grido fieramente il mio «ah» di partenza. I cani ripartono ad andatura sostenuta. Come spiegatomi da Anouk in precedenza, è fondamentale mantenere la corda di traino centrale sempre ben tesa, per evitare che le zampe dei cani vi s’impiglino e gli animali si feriscano. Bisogna quindi dosare il ritmo della corsa e frenare quando la slitta prende troppa velocità. Adesso devo affrontare la mia prima curva. Inclino il corpo verso destra, piegando la gamba per trasferire il mio peso. I cani, addestrati molto bene, percepiscono immediatamente questo impulso e aggirano gli abeti. Iniziamo poi una discesa a circa 30 km orari. Nanak accelera e galoppa vigorosamente. Scivoliamo sulle distese bianche come in un sogno cadenzato dal respiro degli husky e dallo scricchiolio della neve.
Resto concentrata perché Anouk mi avverte che attraverseremo un passaggio in pendenza: «Metti il tuo piede destro sul pattino sinistro. E aiutati con la tua gamba sinistra, che ormai è nel vuoto, per frenare se necessario», mi spiega Anouk. Obbedisco ed eccomi su una sola gamba, ciò che richiede qualche regolazione dell’equilibrio, ma consente di evitare che la slitta si ribalti. Contenta di aver superato questo passaggio tecnico senza cadere, scendo per aiutare i cani nella salita. Tirano con tutte le loro forze. «Molto bene!», grida la nostra istruttrice per incoraggiare sia me che i cani. Dopo alcune spinte, posso rimettere i piedi sui pattini per proseguire su un sentiero più piatto. L’energia dei cani mi invade e sono travolta dalla loro spinta in avanti. «È come un ritorno allo stato selvaggio». Le parole di Anouk descrivono alla perfezione le sensazioni regalate dallo sleddog, mentre lo scenario immacolato sfila davanti a noi.
Sbucando dalla foresta, in lontananza già s’intravvedono le luci della fattoria, che ci riportano alla realtà. Per fermare completamente la squadra, metto i due piedi sul freno. La slitta è dotata di un’ancora, proprio come una barca, che va fissata a terra per impedire che gli husky ripartano da soli. Anouk conosce i nomi di tutti i cani e li loda uno ad uno mentre li slaccia. Affettuosi e insaziabili di coccole, si stringono intorno alla padrona e non hanno alcuna fretta di raggiungere i loro box, ma poi si rassegnano. Sorseggiando un tè per riscaldarci nel tipì accanto alla fattoria, Anouk mi spiega che, oltre alle escursioni in slitta, propone delle uscite con il kart norvegese trainato dagli husky. «È un’alternativa alla slitta per gli inverni capricciosi delle nostre latitudini e permette di far vivere ai partecipanti il dinamismo e la carica comunicativa di una muta di cani anche quando la neve scarseggia».
Testo Pascale Stehlin
Foto Olivier Vogelsang
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