Kenan Zhang sta conducendo una ricerca su come sarà la mobilità in Svizzera. In futuro i servizi digitali di viaggio e trasporto svolgeranno un ruolo dominante.
L’aria nei centri urbani è migliorata e gli ingorghi sono una rarità. Il motivo: la maggior parte degli abitanti delle città non possiedono più un’auto. Perché spendere un sacco di soldi per un bene che rimane inutilizzato in media 23 ore al giorno quando ci sono molti servizi di ride-hailing a basso costo. Se dovete andare al lavoro o incontrare degli amici, potete ordinare un taxi Uber, o un servizio analogo, che può arrivare a casa vostra in pochi minuti e portarvi direttamente a destinazione o alla stazione ferroviaria. Da lì, prendete il treno e, nel luogo di arrivo, per gli ultimi chilometri vi affidate di nuovo a uno dei tanti servizi di trasporto con conducente o forse preferite noleggiare un monopattino elettrico. Tutti prenotano i viaggi in modo comodo e veloce attraverso una piattaforma multimodale che combina tutti i fornitori pubblici e privati nella ricerca del collegamento più veloce o più economico, dalla metropolitana al servizio di bike-sharing. È possibile che nella scelta del mezzo di trasporto si tenga conto anche delle condizioni meteorologiche.
Kenan Zhang ipotizza che ciò sarà realtà al più tardi tra dieci anni. In attesa di assumere una cattedra al Politecnico di Losanna prevista il prossimo settembre, la scienziata originaria di Pechino sta svolgendo una ricerca post-dottorato presso il Politecnico di Zurigo su come l’intelligenza artificiale cambierà la mobilità, soprattutto nel settore dei trasporti. È una delle poche studiose al mondo in questo campo. Anche quando stava svolgendo il dottorato di ricerca in ingegneria dei trasporti presso la Northwestern University dell’Illinois, era in netta minoranza come donna nel programma di dottorato. «Mi sentivo sempre trattata in modo cortese. Nelle università statunitensi, il tema della diversità di genere è presa molto sul serio, forse troppo». E aggiunge: «I miei compagni di corso maschi dicevano che oggi, in quanto donna, avrei avuto più facilità di loro a trovare lavoro nell’insegnamento accademico».
A dire il vero Kenan Zhang, che oggi ha 30 anni, voleva diventare urbanista dopo aver studiato ingegneria e aver conseguito un master in gestione delle costruzioni alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Era rimasta impressionata dal TED-Talk di un professore del MIT (Massachusetts Institute of Technology) sulle metropoli smart, ovvero intelligenti. Voleva collaborare alla creazione di città che, come un organismo, si evolvessero costantemente in termini di qualità della vita e di efficienza sulla base dei dati dei loro abitanti. Alla fine però, facendo tesoro della sua formazione precedente, si è dedicata al tema della tecnologia del traffico e si è specializzata nei servizi digitali di viaggio e trasporto, ancora relativamente nuovi. «Sono molto interessanti per la ricerca perché sollevano molte domande. Inoltre, potrebbero essere la soluzione a problemi come la congestione del traffico e gli ingorghi nelle città», spiega Kenan Zhang. L’app di Uber sopravviverà – sostiene – anche se molti nuovi fornitori cercheranno di conquistare il mercato. Alla domanda su cosa succederà alla forza lavoro dell’industria automobilistica, un tempo molto forte, se quasi nessuno comprerà più la propria auto, risponde semplicemente: «Si creeranno nuovi posti di lavoro». Un’affermazione che sono soliti pronunciare coloro che sono strenui fautori dell’automazione della mobilità.
I taxi elettrici a guida autonoma, tuttavia, non trasporteranno passeggeri tanto presto come viene spesso prospettato. «La tecnologia sarà matura nel giro di un decennio, ma ci vorrà più tempo affinché i veicoli a guida autonoma vengano accettati dalla società. In più, la diversità tra le normative nei singoli paesi ritarderanno l’avvento dei veicoli autonomi nel prossimo futuro», dichiara Kenan Zhang. Ben presto però i veicoli saranno in grado di comunicare tra loro e di anticipare ciò che sta per accadere. Come nel caso in cui l’auto che li precede svolterà a destra o a sinistra ancora prima che il conducente attivi l’indicatore di direzione, o se dovranno formare una corsia di emergenza perché un’ambulanza li supererà a breve.
Secondo la ricercatrice, la parola chiave è: interconnessione. Significa che i mezzi di trasporto delle città a livello nazionale, di diversi paesi o di tutta Europa sono collegati in un’unica piattaforma. Un viaggio porta a porta in metropoli come Berlino, Barcellona o Roma è quindi abbastanza facile da pianificare e realizzare. «Oggi i singoli elementi nel campo dei trasporti e della mobilità sono ancora relativamente indipendenti l’uno dall’altro. Penso che tra qualche anno le strade, le strutture per il traffico come i semafori, i caselli, i treni, le metropolitane, gli autobus, i tram e anche i servizi di trasporto privato saranno gestiti da un’unica fonte», spiega Kenan Zhang. Se l’«integratore» necessario a questo scopo debba essere privato o pubblico, è attualmente oggetto di discussione tra gli esperti.
Già adesso Kenan Zhang dà una buona pagella alla Svizzera per quanto riguarda il collegamento dei trasporti pubblici e cita come esempio l’opzione «EasyRide» dell’app «Mobile FFS». Ai passeggeri basta far scorrere il dito verso destra per utilizzare tutti i tipi di treni, autobus, tram e persino battello. Dopo aver raggiunto la destinazione, l’app calcola il miglior prezzo del biglietto in base alle tratte percorse. «Gli Stati Uniti, invece, sono ancora molto indietro in questo settore, in parte perché il trasporto pubblico svolge un ruolo subordinato in molte località», afferma la ricercatrice. Perlomeno ci sono alcuni test pilota nell’ambito della Mobility as a Service. La città di Columbus in Ohio, ad esempio, gestisce una delle prime applicazioni negli Stati Uniti che consente agli utenti di prenotare e pagare corse con servizi pubblici e privati. In Asia, invece, i servizi di trasporto privato sono da tempo all’ordine del giorno e le offerte sono altrettanto varie. Ma questi sono solo scenari per i centri urbani. Stando alla ricercatrice, nelle zone rurali l’auto privata rimarrà per il momento il mezzo di trasporto preferito. La stessa Kenan Zhang, che ama viaggiare, è una grande fan della bicicletta. Anche in Cina, andava a scuola e all’università in bicicletta ogni giorno. A Zurigo vive la sua visione della mobilità. Utilizza il tram, i servizi di bike sharing o sfreccia per la città su un monopattino elettrico a noleggio.
Testo: Juliane Lutz
Foto: TCS
Kenan Zhang
Kenan Zhang è nata a Pechino nel 1992 e si è trasferita negli Stati Uniti con un bachelor in ingegneria. Alla Carnegie Mellon University ha conseguito un master in gestione delle costruzioni e alla Northwestern University un dottorato in ingegneria dei trasporti. Nel settembre 2023 assumerà la cattedra di ingegneria dei trasporti al Politecnico di Losanna. Nel tempo libero, ama viaggiare e cucinare.
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