Ricco di materie prime, il paese modello vuole imporsi fra i protagonisti di questo settore.
«Il governo canadese sta facendo molto per rendere più pulita l’aviazione. Le aziende attive in questo campo sono molto sostenute», afferma lo svizzero André Borschberg. L’ingegnere, diventato famoso come co-sviluppatore e pilota del velivolo a lungo raggio Solar Impulse, ha informazioni di prima mano. In qualità di capo della H55, uno spin-off nato dal progetto dell’aereo solare, è coinvolto in tre programmi nel paese del Nord America. La Pratt & Whitney Canada sta lavorando con il produttore di motori elettrici per aerei e pacchi batterie di Sion allo sviluppo di un aereo ibrido-elettrico. Inoltre, la H55 fornisce le tecnologie delle batterie per l’elettrificazione della flotta della più gran compagnia al mondo di idrovolanti, la Harbour Air di Vancouver, e per un kit di conversione. Il fornitore di tecnologia di simulazione di volo, CAE Inc., lo sta progettando con il costruttore di aerei Piper per il diffuso modello Archer. «Abbiamo sempre avuto a che fare con persone valide e molto motivate, sia a livello di governo federale sia nella provincia del Québec. In Canada tutto si fa nel minor tempo possibile» dichiara André Borschberg riassumendo le proprie esperienze.
Sono solamente un paio di esempi che dimostrano che qui la politica e l’economia sono molto impegnate nell’adempiere alle direttive per il 2050: da quella data, secondo l’obiettivo climatico dell’associazione internazionale dell’aviazione IATA, il traffico aereo mondiale dovrebbe essere CO2 neutrale. Il secondo paese più vasto del mondo, dove l’aereo è un mezzo di trasporto indispensabile, non solo sta compiendo grandi sforzi per un’aviazione più rispettosa dell’ambiente, ma vuole anche diventare uno dei principali attori nella produzione di batterie. Nell’ambito della sua strategia «Mines to Mobility» (dalle miniere alla mobilità), il governo sta pianificando una catena di approvvigionamento, che va dall’estrazione dei minerali necessari alle fabbriche di batterie fino alla produzione di auto elettriche e al riciclaggio. I presupposti sono ottimali. Gran parte dell’energia «verde» è ottenibile a buon mercato, e il Canada possiede praticamente tutti i minerali necessari per produrre le batterie. Cobalto, nichel e grafite vengono estratti in grandi quantità, mentre di litio ne è stato estratto molto poco negli ultimi anni per motivi di redditività. Comunque, la placca tettonica su cui poggia il paese ha grandi riserve di litio, soprattutto nella provincia del Québec. La lunga tradizione mineraria, un personale altamente specializzato e un’industria automobilistica innovativa, sono altri fattori decisivi che nel 2022 hanno catapultato il Canada al secondo posto, dopo la Cina, nella classifica mondiale delle catene di fornitura di batterie (agli ioni di litio) stilata dalla società di ricerca strategica BloombergNEF.
Dove i canadesi possono ancora segnare punti a loro favore è nell’estrazione sostenibile delle ambite materie prime. Ne è un esempio la società mineraria Vale Canada, che tra l’altro estrae il nichel a Terranova. Secondo la stessa azienda, per ogni tonnellata estratta nella raffineria di Long Harbour, vengono rilasciate 4,4 tonnellate di carbonio, cioè solamente un terzo di quella che è considerata la media del settore. In termini di sostenibilità, secondo BloombergNEF il Canada si piazza meglio degli Stati Uniti. Eppure tutti parlano del programma di investimenti da 750 miliardi di dollari USA, denominato Inflation Reduction Act (IRA), con il quale l’amministrazione Biden vuole rendere l’industria statunitense a prova di cambiamenti climatici, garantendole un futuro. Ad esempio, l’IRA prevede incentivi per l’acquisto di autovetture elettriche se una certa percentuale delle materie prime utilizzate proviene dagli USA o da paesi con i quali c’è un accordo di libero scambio, ossia Messico e Canada. Questo sta accelerando ulteriormente la corsa delle case automobilistiche europee e asiatiche verso siti nordamericani già esistenti per la produzione di celle e pacchi batteria, e diventare così più indipendenti dalla Cina. Grazie alle generose sovvenzioni erogate dal governo, al gigantesco mercato dell’elettromobilità locale e alle capacità produttive già esistenti, gruppi rinomati come Toyota e Ford investiranno miliardi nella produzione di batterie negli Stati Uniti.
A marzo è giunta la notizia che Volkswagen aprirà nella provincia dell’Ontario la sua prima fabbrica di celle al di fuori dell’Europa. Secondo il direttore generale del gruppo, Oliver Blume, il Canada offre elevati standard di sostenibilità e condizioni economiche ideali. Già nel 2022 il gruppo tedesco aveva annunciato di voler investire nelle miniere canadesi. Anche Mercedes-Benz prevede di rafforzare la collaborazione con il Canada, mentre il colosso multinazionale dell’automobile Stellantis (Chrysler, Dodge, Citroën, Peugeot ecc.), insieme al conglomerato sudcoreano LG, ha in programma l’apertura di una fabbrica di batterie nell’Ontario nel 2025. André Borschberg dal canto suo intende produrre pacchi batteria H55 nella regione di Montréal già l’anno prossimo. È convinto che «sono necessari gli sforzi di molti paesi per realizzare questa massiccia transizione verso la mobilità elettrica. Il Canada svolgerà sicuramente un ruolo preminente in questo mercato».
Testo: Juliane Lutz
Foto: Nathan Eddy
Ottimo secondo posto nella classifica globale BNEF 2022 per le catene di fornitura di batterie*
1. Cina
2. Canada
3. USA
4. Finlandia
5. Norvegia
6. Germania
7. Corea del Sud
8. Svezia
9. Giappone
10. Australia
* batterie ioni di litio
Fonte: BloombergNEF (BNEF)
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