Anche il viaggio più lungo ha i suoi momenti di tranquillità. Alle quattro del mattino, seduti sulla sabbia, ascoltando il rumore del mare e ammirando la volta stellata l’infinito diventa tangibile. I punti di luce del firmamento sono molto più vicini di quanto siamo abituati alle nostre latitudini. Sull’isola di Poilão, la vista delle stelle non è offuscata dalla luce artificiale. Solo alcune torce proiettano il loro fascio rosso sulla sabbia. Ma ciò non disturba né noi astronomi improvvisati né gli animali emersi dal profondo dell’oceano che appare buio e infinito come il cielo notturno. Poilão, l’isolotto più meridionale dell’arcipelago delle Bijagos, è il luogo preferito per la riproduzione della tartaruga marina verde, considerata la più importante in Africa.
Mentre di giorno sono le tartarughe madri ad avanzare sulla spiaggia e scavare la fossa di nidificazione, di notte sono i piccoli a mettersi in marcia. Circa due mesi dopo la deposizione delle uova, rompono il guscio e, grandi appena come il palmo di una mano, si affrettano a raggiungere il mare. Milioni di anni di evoluzione hanno insegnato loro ad abbandonare la fossa di notte, perché di giorno sono facili prede dei gabbiani. Samuel e il suo gruppo sono sul posto soprattutto per le osservazioni, ma anche per mettere il chip ad esemplari selezionati. Di tanto in tanto, gli aiutanti danno anche una mano alle tartarughe sfinite. Se ne vedono una grande, incolume, bloccata sull’arenile, la caricano su una barella e la riportano in mare. Samuel è felice di mostrare ai viaggiatori una manciata di tartarughine, prima di liberarle sulla battigia. «Amo gli animali e amo le tartarughe. Tuttavia, non mi piace che le mamme lascino i loro piccoli da soli…».
E sembrano infinite come il cielo e il mare pure le fatiche delle grandi tartarughe che si spingono fino a quest’isola sperduta nell’oceano per deporre le uova e tuffarsi di nuovo nel loro elemento il prima possibile. Sulla terraferma, ogni movimento sottrae energia a questi rettili con la corazza (o meglio carapace). Spingono il loro corpo, che può pesare varie centinaia di chili, in avanti con grandi pinne, che usano anche per scavare profonde fosse per depositare le uova in sicurezza. Devono riposare continuamente. Comunque la presenza dell’uomo non sembra infastidirle. Gli animali rimangono soltanto per poco tempo sulla terraferma. Il loro elemento è l’acqua dove ce le ritroviamo a nuotarci intorno a velocità fino a 24 km/h. Per dormire possono trattenere il respiro per ore intere.
Per noi europei Poilão è un angolo remoto del mondo. I due temi centrali del nostro viaggio si concentrano su neppure 43 ettari: le tradizioni e i costumi delle popolazioni indigene e la protezione della natura. Poilão è una piccola isola deserta completamente ricoperta di foreste e considerata sacra dalla gente del posto. Da tempo immemorabile è il luogo in cui le tribù locali svolgono il fanado, il rito di iniziazione. È il momento, più spirituale che legato ad un’età specifica, in cui ai giovani, maschio o femmina, vengono insegnati i doveri verso la comunità e rivelati i segreti del clan. Quindi vengono lasciati a sé stessi. Soltanto se superano questa prova potranno rimettere piede sull’isola. In tempi recenti, agenzie governative ed organizzazioni ambientaliste hanno negoziato con gli abitanti ed ottenuto il permesso anche per chi viene da fuori di soggiornarvi a determinate condizioni. Sono state costruite alcune capanne sulla costa per gli osservatori, mentre l’interno dell’isola rimane vietata a tutti, noi ecoturisti compresi.
La tartaruga marina verde, Chelonia mydas, è a rischio di estinzione. Non ha praticamente nemici naturali, a parte i grandi squali. Ma il vero nemico è un altro e lo capiamo quando sbarchiamo. A tratti la spiaggia è invasa dai rifiuti. Tutto ciò che la «civiltà» ha buttato di non degradabile è stato portato a riva: da bottiglie e sandali di plastica a lattine, scatole e tubi, fino a componenti di motociclette e sedili di auto ancora integri. Tutto trasportato dalla vicina Bissau dalla corrente, spiega Samuel Ledu Pontes, il più anziano degli aiutanti sull’isola e rappresentante dell’Istituto Nazionale Biodiversità e Aree Protette (IBAP).
Il nostro ritorno a Orango in barca ha qualcosa di inebriante e rilassante allo stesso tempo. Ben motorizzata, danza sulle onde che increspano la superficie dell’acqua. Per un po’ siamo accompagnati da uno stormo di minuscoli uccelli, simili a rondini, che quasi si confondono con gli spruzzi illuminati dalla debole luce della sera. Vedendole sbattere freneticamente le piccole ali ci chiediamo come facciano a coprire distanze così lunghe.
L’Orango Parque Hotel si trova in una posizione fantastica. Pernottiamo in semplici e spaziosi bungalow di argilla con tetto in foglie di palma, che si affacciano sulla spiaggia di sabbia chiara. Bastano pochi passi per bagnarsi i piedi nell’acqua marina. Un posto che invita a lasciar dondolare non solo il corpo, ma anche la mente e l’anima. Ma ben presto ripartiamo in barca per la prossima tappa nella natura selvaggia. Dopo un breve tragitto ci troviamo in un paesaggio di savana, ma dopo un po’ il sentiero diventa paludoso. Per mezz’ora arranchiamo su distese d’erba e guadi fangosi. In una radura c’è un punto di osservazione sopraelevato. La vista sulle pozze vicine è promettente. Tuttavia le star del giorno, gli ippopotami, non si fanno vedere. Anche
i richiami della guida non hanno effetto. Proseguiamo e all’improvviso sentiamo uno sbuffo e un ruggito profondo, molto vicino. Ci sentiamo a disagio, perché, come ci hanno avvertito le guide, questi pachidermi di alcune tonnellate tendono a essere irascibili. Un po’ intimoriti, usciamo in campo aperto e li vediamo. Una femmina e il suo cucciolo impassibili nell’acqua alta fino al ventre. Lo spettacolo è impressionante, ma gli animali hanno l’aria pacifica. Di tanto in tanto, la mamma spalanca l’enorme bocca mostrando pochi, ma grandi denti. I nostri esperti lo interpretano come un movimento minaccioso, mentre la leggenda vuole che lo fa per provare a Dio che non si sta godendo uno spuntino a base di pesci.
Più ancora della tartaruga marina, l’ippopotamo è una specie minacciata. S’ignora quanti esemplari vivano ancora ad Orango. Probabilmente non sono più di qualche decina. Comunque abbastanza numerosi da creare grossi problemi agli abitanti del luogo. In passato, questi imponenti mammiferi invadevano le risaie in cerca di cibo e mettevano in pericolo il raccolto. La fondazione spagnola per la conservazione della biodiversità CBD-Hábitat, fondata nel 2007, è intervenuta: hanno avviato l’Orango Parque Hotel e creato posti di lavoro. Per proteggere le risaie sono state costruite efficaci recinzioni per tenere a bada gli ippopotami. Questo ha favorito la tolleranza nei loro confronti, dando impulso al cosiddetto «ippoturismo». Buono a sapersi, tra l’altro, che l’albergo assicura un collegamento in barca con la terraferma in caso di emergenze mediche.
Torniamo alla capitale Bissau. Il mercato di Bandim brulica di gente. Per un estraneo come il sottoscritto, sembra che una metà della popolazione sia qui a vendere merci, tra cui milioni di sandali, con l’altra metà a passeggiare davanti alle merci. Ci immergiamo quindi nel mercato degli artisti, dove non è facile per il profano distinguere tra bric-à-brac e autentico artigianato. È a questa categoria che sembrerebbero appartenere le sculture in legno con figure di storie mitiche e scene naturalistiche.
Da quando i coloni portoghesi se ne sono andati nel 1974, il tempo sembra essersi fermato. Il quartiere storico vicino al porto si sta disfacendo. Le navi ormai dismesse sono al secco, probabilmente tirate fuori dal vecchio bacino decenni fa. Fuori dal porto di Bissau, però, scorgiamo una moderna portacontainer sotto bandiera turca. La spiegazione che ci vien fornita è sorprendente: grazie a possenti generatori a bordo, la «Karadeniz Powership» fornisce elettricità a tutto il Paese.
Viaggio realizzato con il gentile sostegno di Orango Parque Hotel e TAP.
Reportage: Daniel Riesen
Quattro Paesi che si chiamano Guinea
Dove stai andando, in Guinea...? Dove esattamente? La confusione che circonda la destinazione Guinea-Bissau è comprensibile. La piccola nazione sulla costa occidentale dell’Africa non è solamente uno dei dieci Paesi meno visitati al mondo, ma in più il suo nome non è esclusivo: sono quattro gli Stati con i quali lo condivide. C’è la Guinea, a sud della Guinea-Bissau, che ha avuto bisogno dell’aggiunta perché la Guinea è stata decolonizzata prima e dunque la denominazione era già usata. Scendendo ancora ecco la Guinea Equatoriale, mentre la Papua Nuova Guinea non si trova sul continente africano bensì nell’Oceano Pacifico, per la precisione a est dell’Indonesia e a nord dell’Australia.
Da sapere
Come arrivare
L’ex colonia portoghese Guinea-Bissau si trova sulla costa occidentale dell’Africa, tra Senegal e Guinea. I legami con il Portogallo non si sono mai interrotti, con TAP (Air Portugal) che assicura i migliori collegamenti. Volo da Lisbona circa 4,5 ore. flights.flytap.com
Un’alternativa interessante potrebbe essere anche quella di compiere diverse tappe lungo la costa occidentale dell’Africa a bordo di una nave da crociera.
Dove alloggiare
Anche il Bissau Royal Hotel, non lontano dal palazzo presidenziale, è all’altezza degli standard occidentali, pure in termini di pulizia. ceibabissau.com
L’Orango Parque Hotel è il punto di partenza ideale per esplorare le Bijagos. orangohotel.com
Periodo migliore
La stagione delle piogge termina in autunno e da ottobre in poi è abbastanza piacevole viaggiare; fa molto caldo, ma ci sono poche zanzare.
Requisiti d’ingresso
Necessario il visto e la vaccinazione contro la febbre gialla.
Quasi la metà non è a norma
Nel corso del 2024 il TCS ha svolto un test dei passaggi pedonali vicino alle stazioni ferroviarie.
Gialli d’oro
Ogni autunno, soccorritori e soccorritrici stradali di tutta Europa si contendono il titolo di «Road Patrol Team of the Year».
Un sultanato fragrante
L’Oman, con le sue vaste distese, le sue montagne maestose, i suoi deserti aridi e persino i suoi fiordi, svela una diversità geografica stupefacente.
Fioccano gli eventi
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