Il terzo Tour de France Femmes si svolgerà dal 12 al 18 agosto, subito dopo i Giochi Olimpici di Parigi. Al TdF femminile sarà della partita anche la ginevrina Élise Chabbey, salvo imprevisti. Infatti può sempre succedere qualcosa a scompaginare i piani. Il tuo team professionistico invia altri membri di squadra ad una gara, un virus fa da guastafeste oppure un incidente spezza ogni speranza di successo. Nella foga della corsa nessuno è immune al rischio di caduta. È successo ad una sportiva di punta come la sua connazionale Marlen Reusser, forse la miglior velocista del momento, che si è fratturata la mascella durante il Giro delle Fiandre. Ma è estremamente raro che una caduta abbia conseguenze tragiche come la morte di Gino Mäder durante il TdS 2023. Per contro sono quasi all’ordine del giorno polsi o clavicole rotte o escoriazioni più o meno profonde.
Nell’intervista con Touring, la ciclista professionista Élise Chabbey spiega come valuta i pericoli del suo sport e quali obiettivi si è fissata per il 2024, ricco di impegni al di là del TdS.
Élise, lei pratica uno sport pericoloso. Purtroppo è vero. Nel ciclismo vengono a sommarsi diversi fattori di rischio. Spesso si pedala in grandi gruppi su strade strette e talora in cattivo stato. Ciò richiede una concentrazione costante, si guida ruota contro ruota, manubrio contro manubrio. Al momento della volata è decisivo staccarti, ma con tutti che vogliono mettersi alla testa la corsa si fa frenetica, si grida molto.
E tutto avviene ad elevata velocità. Sì, fino a 50 km orari in pianura e oltre 80 in discesa. Ma non è tutto. In mezzo al gruppo praticamente si corre alla cieca, si vedono le buche o altri ostacoli solo all’ultimo momento. Ci vogliono quindi riflessi molto rapidi.
«Tre o quattro volte all’anno si finisce a terra. Non è mai molto piacevole.»
Lei ha debuttato tardi nel ciclismo, ha fatto fatica a correre in gruppi così folti e serrati?
Non ho avuto difficoltà, fra l’altro avendo fatto canoa/kajak ho una buona percezione dello spazio circostante.
Quante volte succede ad una ciclista professionista di cadere?
Tre o quattro volte all’anno si finisce a terra. Non è mai piacevole ma per fortuna finora me la sono cavata senza nulla di grave. Solo l’anno scorso, nell’ultima frazione della Vuelta Femenina sono stata coinvolta in una caduta e mi sono fratturata lo scafoide.
E nel training?
No, fortunatamente niente!
Contrariamente alle gare lei si allena su strade aperte al traffico. Si sente sicura?
Mi sento abbastanza a mio agio, dal momento che la maggior parte degli automobilisti hanno un comportamento rispettoso. In genere privilegio strade secondarie ed esco nelle ore meno trafficate. Inoltre faccio attenzione ad indossare indumenti ben visibili e circolo sempre con le luci posteriori accese.
Certo lei avrà una migliore tecnica dei ciclisti amatoriali.
Forse, ma non è tanto questo il punto. Tutti dovrebbero guidare secondo le proprie capacità. Qualsiasi sia il proprio livello si fa bene ad esercitarsi nelle curve e nelle frenate a fondo. Quanto a noi professionisti, dobbiamo essere capaci di prendere la borraccia senza deviare dalla traiettoria.
Per i corridori e i fan svizzeri il 2024 porta un calendario ricco di appuntamenti. Il Tour de Suisse e il Tour de France con la partecipazione sua e di Marlen Reusser, i Giochi Olimpici e il Campionato del Mondo di ciclismo su strada in patria.
In effetti, non mancano i potenziali highlight! Naturalmente non è possibile dare la stessa priorità a tutti gli eventi. Ma nel ciclismo si gareggia insieme, non s’insegue solo la propria gloria. Ognuno svolge diversi ruoli nella squadra.
Allora Élise Chabbey non è il capo di sé stessa?
Partecipiamo alle corse perlopiù come team professionistico. In base alle caratteristiche del percorso, alle capacità e forma individuali ti trovi a fare la capitana o supportare il leader per contribuire al successo della tua squadra. Sarebbe bello se, correndo in casa, in questo Tour de Suisse e Tour de Romandie potessi essere io la capitana della Canyon/Sram.
Il quadro si presenta interessante in nazionale, nei campionati e nelle gare olimpiche. Con Marlen Reusser e me la Svizzera ha in campo due corritrici con chance di vincere, ciascuna con punti di forza diversi. Ciò schiude belle chance tattiche, possiamo aiutarci a seconda della situazione di gara.
Gli appassionati svizzeri possono quindi guardare con ottimismo alle Olimpiadi.
Assolutamente. Ma per me, partecipare ai campionati del mondo di ciclismo su strada qui nel mio paese è una cosa altrettanto importante.
Profilo
Elise Chabbey si è lanciata nel ciclismo a livello professionistico nel 2018 e dal 2020 corre con la Canyon/Sram. In precedenza ha praticato la canoa a livello agonistico (cat. Elite), la corsa in montagna e il fondo. È laureata in medicina; nel 2021 ha vinto una tappa del TdS e nel 2022 il titolo mondiale nella staffetta mista con la nazionale elvetica. In seno alla compagine la 31enne assiste spesso le compagne e prepara la strada verso la vittoria della sua squadra.
Testo: Daniel Riesen
Foto: Sam Buchli, TCS
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Il TCS, parte
della carovana
Non è possibile eliminare tutti i rischi durante le corse ciclistiche. Gli organizzatori fanno molto sul fronte della prevenzione. In particolare con le moto delle scorte tecniche che hanno il compito di garantire la sicurezza degli atleti e l’accessibilità nei tratti difficili del percorso. Ci sono poi anche le barriere e i tappetini di sicurezza che il TCS, quale partner per la sicurezza, mette a disposizione del TdS e dei Campionati del Mondo di ciclismo su strada UCI che si svolgeranno a Zurigo in settembre. Il TCS sarà altresì presente con due veicoli della Patrouille TCS nel convoglio auto per aprire il varco e permettere il passaggio dei corridori.
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