Manuela Schenk solleva un pochino l’autocarro lungo 16,5 metri prima di fare retromarcia lungo il ripido pendio fino alla rampa dell’Unione dei produttori di frutta e verdura. Carica rapidamente i prodotti freschi, si congeda con un sorriso e torna nella cabina del suo Scania R450. Lungo il viaggio verso Basilea, il gerente della ditta le comunica il programma per il giorno successivo. Fino a sera sarà impegnata a consegnare cassette di lattuga, bietole, mango e altro ancora ai magazzini di vari rivenditori nella città sul Reno: «Quello che mi piace del mio lavoro è che faccio qualcosa per la società, assicuro che gli scaffali siano sempre pieni». È contenta quando, dopo l’ultima consegna, un dipendente la saluta con le parole: «Gli autisti della ditta Krummen hanno tutto sotto controllo, sono sempre puntuali». Nonostante gli ingorghi è riuscita ad arrivare all’ora stabilita. «La puntualità è importantissima, perché noi autisti svolgiamo un ruolo di rappresentanza per le nostre aziende», afferma Manuela Schenk. Figure professionali come quella della 31enne sono rare e richieste. «In Svizzera, circa 2000 posti di lavoro resterebbero vacanti ogni anno se le aziende di trasporto e logistica non assumessero autisti dall’estero», sostiene David Piras, segretario generale dell’associazione di categoria dei conducenti Les Routiers Suisses. Inoltre, l’età media degli autisti che lavorano in Svizzera è superiore ai cinquant’anni, dunque ben presto raggiungeranno l’età della pensione. Secondo l’Unione internazionale dei trasporti su strada (IRU), la mancanza di camionisti si sta aggravando in tutta Europa. In Austria, ad esempio, sono necessari tra gli 8000 e i 10 000 autisti in più rispetto a quelli che il mercato è in grado di fornire, mentre in Germania si stima che ne manchino fino a 100 000. «Anche in Polonia e in altri Paesi dell’Est c’è penuria di conducenti, quindi non possiamo coprire all’infinito la nostra carenza con persone provenienti dall’Europa», spiega David Piras. E per i cittadini di Paesi terzi, i permessi di soggiorno sono difficili da ottenere.
Manuela Schenk ha persino rinunciato a un lavoro meglio retribuito come tecnica di radiologia medica in ospedale per mettersi al volante di un camion da quattro tonnellate. «Mio padre è autista di mestiere e quando ero bambina spesso mi portava con sé. Per me, passare la notte sul camion era il massimo» ricorda mentre lampeggia per indicare a un camionista che può accostare davanti a lei. Lui la ringrazia attivando le quattro frecce. Nel corpo dei vigili del fuoco volontari di Neuenegg, dove è tuttora attiva, nel 2020 le avevano chiesto se voleva guidare l’autopompa. In questo modo ha potuto ottenere la patente C. Nel 2021 ha iniziato a guidare camion e a lavorare a tempo parziale all’ospedale. Dal dicembre 2022 è in servizio presso l’azienda di trasporti e logistica Krummen di Kerzers, che impiega 350 autisti e dieci autiste. «Quando sono passata al trattore a sella sono stata molto sostenuta dai capi e dai dipendenti. D’altronde, l’azienda si comporta in modo socialmente responsabile», dichiara la camionista. I veicoli sono nuovi e i salari dignitosi; inoltre, prestano attenzione alla compatibilità tra lavoro, famiglia e tempo libero. All’inizio alcuni erano sorpresi vedendola spuntare dalla cabina di guida, ma tra gli autisti è stata subito accettata. «Dove mi manca la forza fisica, devo usare di più la testa. Inoltre – aggiunge – cerco di risolvere le cose da sola». Ma viene sempre aiutata. Non c’è da stupirsi, perché le vogliono tutti bene e poi non ha problemi ad interagire con le persone.
Secondo l’Associazione svizzera dei trasporti stradali ASTAG, 221 giovani hanno completato l’apprendistato di autista di veicoli pesanti nel 2022, nemmeno il 5% dei circa 5000 professionisti che ogni anno vanno in pensione o cambiano posto di lavoro in Svizzera. Ecco perché ASTAG promuove programmi per chi intende lanciarsi in questa nuova carriera. E le aziende che vogliono occupare i posti vacanti devono fare degli sforzi mirati. Per esempio, Planzer, uno dei grandi nomi in Svizzera, si rivolge specificamente a persone provenienti da altri settori, e non solo attraverso i social media. «Siamo pure presenti al Trucker&Country Festival di Interlaken con una bancarella dove, fra uno spuntino e una birra, gli interessati possono saperne di più sul lavoro di autista», spiega il portavoce Jan Pfenninger. «E andiamo alle fiere delle professioni con il nostro simulatore di guida, dove i giovani possono provare virtualmente cosa significa guidare un camion indossando un visore VR». Poiché l’azienda vuole avvicinare i giovanissimi a questo interessante mestiere, non può mancare ai Truck Days nel Museo dei Trasporti di Lucerna.
La sera, quando Manuela Schenk arriva con il suo camion nei parcheggi affittati da Krummen a Pratteln per agganciare un portacontainer, tutto è occupato. Un autista, già rilassato su una sedia da campeggio davanti al suo semirimorchio, vedendo l’impiccio, sale in cabina di guida, recupera il portacontainer e libera un parcheggio in modo che la bernese possa fare l’operazione di aggancio. Finita la manovra, parcheggia il suo veicolo accanto a quello del collega. Poco dopo arriva un altro amico. I tre stanno insieme, fumano, ridono molto e ordinano una pizza. «Nei periodi di punta trascorro l’intera settimana nel camion», racconta Schenk. Oggi può utilizzare la doccia e la toilette dell’azienda, aperta 24 ore su 24, dove si trovano i parcheggi in affitto. «Altrimenti ho sempre a bordo una tanica d’acqua per lavarmi alla buona». Durante il giorno, programma le «pause pipì» in modo da poter usare i bagni dei clienti. E a volte deve andare tra i cespugli. «In questo lavoro ci si deve adattare», spiega ridendo. La mattina dopo avvia il motore alle cinque. Sta andando in Svizzera orientale. Compra un caffè e un croissant in un’area di servizio. Non c’è tempo per fermarsi a fare colazione. Il tempo stringe. Poi porta l’autocarro carico a Basilea. Oggi è in servizio in centrale, ciò significa che preleva i container dai vari terminal e li porta ai parcheggi di Pratteln. Da lì, altri autisti della Krummen partono per la consegna della merce. Lei guida, sale e scende dal sedile numerose volte, strappa un sorriso a un impiegato del terminal notoriamente scorbutico e al telefonino si fa spiegare come allungare un telaio. «Forse gli altri automobilisti si lamenterebbero di meno trovando una fila di camion sull’autostrada tra Berna e Zurigo se sapessero tutto il lavoro che facciamo», puntualizza. Più tardi deve andare in Germania, il suo primo viaggio all’estero. «Mi piace stare sempre in un luogo diverso e alternare tra il volante e il lavoro fisico», spiega di buon umore. Davanti alla rampa dell’enorme centro di distribuzione di Lahr la prima cosa da fare è aspettare, come spesso accade. Manuela Schenk approfitta del tempo e mangia un panino. Anche se un giorno avrà dei figli, vuole continuare a guidare. «Bisogna solo essere super organizzati», dice. David Piras di Les Routiers Suisses sa che questo è possibile. «Con aziende grandi e ben strutturate, ci sono sempre viaggi che possono essere pianificati con precisione».
Testo: Juliane Lutz
Foto: Pia Neuenschwander
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